lunedì 25 luglio 2011

Visite Aziendali

Visita alla Honeywell

La settimana inizia davvero alla grande con la prima visita aziendale programmata dopo la lezione del prof. Brown.
L’azienda è la Honeywell, una delle più importanti multinazionali statunitensi che produce motori a turbina per aerei di piccole/medie dimensioni e dispositivi avionici, ovverossia tutto ciò che riguarda l’elettronica degli aeromobili.
Il mercato in cui opera l’azienda è davvero particolare in quanto i competitor sono veramente pochi, circa 2, ma i volumi di guadagno sono invece notevolmente elevati. La struttura di questo mercato è data dal fatto che esistono notevoli barriere all’entrata, come il know-how necessario per operare in questo tipo di settore, nonché le ingenti somme di denaro per avviare l’investimento.
La Honeywell è riuscita ad ottenere il successo per via di una corretta strategia basata su due considerazioni tra loro correlate:

1. È necessario imporre, grazie a prezzi competitivi, i propri prodotti nei diversi modelli di aeromobili.

2. Una volta che le compagnie aeree hanno acquistato i nostri prodotti, il contratto di fornitura avrà una durata decennale e conseguentemente i profitti maggiori futuri si otterranno con il mercato dei pezzi di ricambio.

Per fare ciò l’azienda ha quindi venduto i suoi prodotti inizialmente ad un prezzo pari al costo di produzione, riuscendo così a vincere gli appalti di produzione per le compagnie aree. Successivamente, dopo un’iniziale perdita durata circa 15 anni, il ritorno economico è giunto più forte che mai crescendo in maniera quasi esponenziale, con margini di guadagno pari al 60%.
A questo va aggiunto che la Honeywell attualmente produce un modello di turbina per tre diversi clienti (caso molto raro che si verifichi) e grazie a ciò è riuscita ad abbattere drasticamente i costi di produzione, evitando così di dover produrre modelli differenti di prodotto per differenti aerei delle diverse compagnie.
In conclusione la Honeywell è stata un ottimo esempio di cosa voglia dire essere competitivi guardando il business in un ottica di lungo periodo.


Visita alla Target

Come programmato mercoledì abbiamo fatto una visita aziendale, ma diversamente dal programma che ci è stato consegnato in Italia non abbiamo visitato Avnet ma Target. Il cambio di programma non ha creato alcun problema, anzi la realtà aziendale che ci ha ospitato ha suscitato il nostro interesse poiché la mattina abbiamo studiato argomenti che ci hanno permesso una più facile comprensione dei problemi che Target deve affrontare.
Al termine della lezione abbiamo avuto un intervallo di circa due ore che ci ha permesso di pranzare in tranquillità. Siamo quindi arrivati in Target circa alle 14. Target è una grossa catena di “discount retailer” che opera solo in USA seconda soltanto a Walmart. Parliamo quindi di una grossa catena di supermercati che vendono una grossa varietà di prodotti ad un prezzo più basso se paragonato con quello dei vari punti vendita.

Il morale all’inizio non è tra i più alti, questo non si sa se è dovuto più alla voglia di una “pennichella” pomeridiana o al risultato della partita della sera precedente. Appena arrivati, superato il classico sbalzo di temperatura dei suoi soliti 20-25°C, si è proceduto con il classico check-in. A questo punto ci siamo divisi in due gruppi, accompagnati separatamente da due guide diverse. Questa divisione è stata più che mai legittima. Infatti non abbiamo visitato il classico stabilimento produttivo, ma un vero e proprio centro logistico.

Facendo un paragone con la realtà italiana, lo stabilimento visitato è molto simile alla GDO (grande distribuzione organizzata). Qui infatti ci sono dei magazzini molto grandi semi-automatizzati. In questi vengono stoccati tutti i prodotti finiti che devono essere poi distribuiti ai vari punti vendita. L’intreccio dei vari sistemi automatizzati per la movimentazione interna dei prodotti finiti hanno sortito un effetto quasi “ipnotico”, infatti in molti eravamo estasiati dall’organizzazione e la sincronizzazione con cui operano i vari macchinari.

Target tende a saturare a volume i propri automezzi, quindi per realizzare quest’obiettivo preferiscono non caricare i pallet già imballati ma pezzo per pezzo ogni singolo prodotto finito. Se da un punto di vista questa soluzione tende a saturare il volume di carico dell’automezzo, da un altro punto di vista fa aumentare notevolmente il tempo di carico dell’automezzo stesso. Per caricare un camion mediamente sono impiegate due persone e considerata l’elevata temperatura, lavorano con un ventilatore sempre a portata di mano. Una domanda comune è stata dovuta alla mancanza di una linea produttiva. Infatti esistono prodotti con il marchio “Target”, ma non vengono prodotti dalla Target stessa bensì la produzione di questi viene fatta conto terzi.

A questo punto la visita volge al termine. Sicuramente è una visita che lascia dei ricordi indelebili ed è un’esperienza molto importante, poiché ci permette di fare il confronto tra due culture d’azienda diverse: quella europea a cui siamo abituati e quella americana che stiamo scoprendo esperienza dopo esperienza. Target è un colosso sempre in movimento per cercare di ottimizzare la propria efficienza in modo da potersi porre ad un prezzo più competitivo nel mercato.
Purtroppo non è stato possibile fare alcuna fotografia in linea con le direttive che l’azienda ci ha imposto, quindi non abbiamo il materiale per testimoniare questa esperienza interessante. Con più entusiasmo rispetto all’inizio della visita ci dirigiamo verso il pullman che ci riporterà al campus per un po’ di sano e meritato riposo.


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